Con il termine Visual Tree Assessment si intende la valutazione visiva dell’albero su basi biomeccaniche (in acronimo VTA, Mattheck & Breloer, 1994) volta ad individuare eventuali anomalie strutturali e criticità che potrebbero rappresentare un pericolo. Si tratta di un metodo, in gran parte deduttivo, di valutazione della stabilità degli alberi basato sull’osservazione delle sue singole parti (radici quando visibili, colletto, fusto, castello, chioma), in relazione alle condizioni ambientali di crescita ed alle caratteristiche fisiche del sito d’impianto. A discrezione del professionista è possibile poi effettuare un esame più approfondito con l’ausilio di strumenti quali il dendrodensimetro, il tomografo ad impulsi sonici, il pulling test (la prova di trazione controllata). I difetti riscontrati vengono descritti e misurati per determinare il grado di pericolosità e la propensione al cedimento mediante l’attribuzione ad una classe (A; B; C; C-D; D). La perizia rilasciata ha valore legale e può essere utilizzata in sede di contrattazione assicurativa.

L’analisi di stabilità va ad individuare il pericolo di un cedimento dell’albero, non il rischio che la pianta colpisca un bersaglio. Questa è la tecnica più diffusa, ma non è l’unico sistema di valutazione esistente, altri metodi si adattano a contesti più estensivi, diversi da quello urbano.

Il metodo VTA è nato per dare un giudizio sulla stabilità di un albero in ambiente urbano, un contesto quindi molto antropizzato, dove la pianta in genere ha poco spazio per lo sviluppo della parte ipogea ed epigea e viene spesso danneggiato dagli scavi di manutenzione stradale, dalle auto, dal compattamento del suolo, dal calpestio e dall’inquinamento. Gli alberi sono sempre caduti, quello che è cambiato è la nostra consapevolezza dell’evento, l’esposizione mediatica e quindi l’ansia che ciò genera nelle persone. Bisogna accettare che i cedimenti sono eventi naturali e che purtroppo non si può annullarne il rischio in quanto anche una pianta sana, in particolari condizioni climatiche e stazionali, può cedere e schiantarsi. Teniamo conto del fatto inoltre che non sempre la pianta presenta sintomi visibili di un deperimento a livello biologico, quindi non riceviamo dei “segnali di allarme”, né gli strumenti evidenziano, in particolari casi, alcun danno di natura meccanica/statica. Quello che invece possiamo fare è cercare di limitare al minimo il rischio per le persone ed i manufatti attraverso una corretta pianificazione dei monitoraggi, un rinnovo graduale (sostituzione) delle alberature e delle scelte progettuali intelligenti quando posizioniamo un albero in un certo sito, realizzate da professionisti esperti ed accreditati come i dottori agronomi e forestali.

Ricordiamo inoltre che una pianta, correttamente scelta in base alle sue caratteristiche ecologiche, rispettando le giuste distanze da eventuali ostacoli, non abbisogna di potature e che queste spesso sono fonte di problemi costituendo delle vie di ingresso preferenziali per i patogeni e compromettendo la stabilità degli alberi che, in quanto organismi viventi, rispondono autonomamente agli stimoli che ricevono, equilibrandosi di volta in volta ed opponendo delle barriere biologiche e meccaniche alle difficoltà che incontrano.

Vi invitiamo a contattarci per tutte le delucidazioni e gli approfondimenti su questo delicato tema.

Autore dell’articolo: Dott.ssa Forestale Giulia Breda

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